All’esame del Lavoro con i bambini dedicheremo la prossima lezione del Corso di alta formazione in Psicopatologia gestaltica, con crediti ECM. È possibile partecipare come uditori.
La presenza di diverse teorie evolutive, mentre arricchisce la conoscenza del mondo interiore e interpersonale del bambino, rende presente ai nostri occhi il rischio della selettività percettiva nella comprensione dello sviluppo infantile. Se può accadere, nel processo terapeutico, che le premesse teoriche e la soggettività del terapeuta impediscano una percezione accurata del paziente e dei suoi vissuti, è lecito chiedersi quanto più tale rischio possa coinvolgere il rapporto con i bambini, i quali affidano la conoscenza di sé alla comunicazione non verbale. E non è forse che le diverse teorie evolutive finiscono per descrivere in definitiva i diversi modi con cui gli adulti si rapportano ai bambini?
La Gestalt Therapy «nasce paradossalmente da un’intuizione sulla teoria evolutiva: i coniugi Perls osservando i loro figli scoprono l’importanza della dentizione come modalità di assimilazione, anticipando così l’emergere dell’aggressività dalla fase anale, che aveva teorizzato Freud, alla fase orale. Nonostante l’interesse di Perls per lo sviluppo dentale e le sue implicazioni relazionali sia stato una delle intuizioni fondamentali nella nascita della Gestalt Therapy, non si era pervenuti ad una teoria evolutiva gestaltica» (Salonia).
Come emerge dalle parole di Salonia, questo tema, che aveva dato proprio l’impulso iniziale agli studi fondativi, è stato poi stranamente abbandonato per un lungo periodo. Il ritorno di interesse si è registrato solo intorno agli anni Ottanta, quando proprio Salonia aveva evidenziato l’importanza delle fasi dello sviluppo del bambino – da zero a tre anni – per la comprensione e la descrizione della competenza di contatto, il cui punto di arrivo è la nascita della soggettività del bambino.
Nel 1989 Giovanni Salonia ha pubblicato il primo articolo sul tema, dal titolo Dal Noi all’Io-Tu. Contributo per una teoria evolutiva del contatto. Questa prima teoria evolutiva ha avuto un importante risvolto teorico e clinico ed è stata successivamente arricchita dagli studi sulla corporeità, sul triangolo primario e su una innovativa rilettura del complesso di Edipo.
Assumendo una logica corporea, relazionale, processuale e fenomenologica, la teoria evolutiva gestaltica non si focalizza sullo sviluppo del bambino né sul suo mondo intrapsichico, ma sullo sviluppo del Sé che deve aprire lo sguardo ad una visione triadica che includa nel campo tutti i vissuti relazionali che si registrano lungo il confine di contatto all’interno del triangolo primario Padre-Madre-Bambino. Non guardiamo al comportamento o alle difficoltà del bambino senza guardare all’interazione con l’adulto.
Dando particolare attenzione ai contesti sociali di riferimento (Modello Relazionale di Base), il paradigma triadico su cui si basa la Teoria Evolutiva in GTK vede intersecarsi il corpo (la teoria evolutiva è una teoria del Sé, con le sue funzioni Es, Io e Personalità), la relazione (la teoria evolutiva è da intendersi come l’evolversi di una relazione e si modifica attraverso modalità di contatto) e il tempo (teoria della crescita intesa come tempo vissuto della relazione).
La teoria evolutiva è quindi da intendersi come l’evolversi di una competenza relazionale adeguata ai cambiamenti e al ritmo di crescita del bambino e dei cogenitori. Per citare McHale: «Sentirsi parte del triangolo primario è una grande risorsa che la cogenitorialità ci regala»: se il caregiver non offre un sostegno adeguato, il bambino può restare bloccato in una fase e non arriverà ad avere un’adeguata competenza al contatto pieno.