Le origini della Gestalt Therapy
Gli inizi della Psicoterapia della Gestalt (Gestalt Therapy) si collocano tra gli anni quaranta e cinquanta, quando un gruppo di ricercatori – tra cui due psicoanalisti F.Perls e la moglie Laura, il saggista P. Goodman, il filosofo I. From, il pedagogista E. Shapiro, il medico P. Weiss – confrontandosi con i fallimenti degli approcci psicoterapici tradizionali di fronte alle “nuove” patologie (in particolare, narcisismo e borderline), rilessero in chiave clinica i saperi del tempo sulla condizione umana (psicoanalisi e psicoterapie, psicologia della Gestalt, fenomenologia ed esistenzialismo, teoria del campo, olismo, ecc.) elaborando un modello di psicoterapia che, per la molteplicità di influssi da cui derivava, aprì e continua ad aprire nuove prospettive teoriche e metodologiche sulla clinica e sulla antropologia.
Nella prospettiva di Perls e Goodman, la terapia è uno spazio estetico, in cui viene dato corpo alla parola vuota del nevrotico, oppure si dà parola, contenimento espressivo al corpo ferito dello psicotico.
A. Sichera
Gestalt Therapy è un modello di cura e di crescita che integra in modo funzionale tre principi di fondo della condizione umana: la soggettività (teoria del sé), la relazionalità (teoria del contatto) e la temporalità (tempo vissuto della relazione). La Gestalt Therapy, facendo proprio il rifiuto di schemi diagnostici precostituiti, si riferisce alla salute come un adattamento creativo dell’Organismo all’Ambiente. Non si tratta di un adattamento agli standard sociali né di una spontaneità e di una creatività impulsiva incapace di “dicibilità” e di apertura all’altro, ma della ricerca sempre nuova e mai completata di coniugare – in forme sempre più integre e piene – l’Organismo e l’Ambiente, l’Io e il Tu, l’unicità e l’appartenenza, il separarsi e l’incontrarsi. L’intenzionalità relazionale – cifra decisiva della clinica gestaltica – fa emergere dall’intimo di ogni sofferenza psichica (o patologia) la ineliminabile anche se inconsapevole ricerca dell’altro.
Il compito dello psicoterapeuta non è affatto quello di “trovare” cos’è che non va nel paziente per poi poterglielo “dire”, né nell’imparare delle cose per poi insegnargliele, bensì insegnare al paziente come imparare ciò che concerne sé stesso.
F. Perls
L’analisi e l’esperienza delle trame relazionali che la persona costruisce nella vita e nel setting terapeutico permettono di apprendere (dentro e attraverso la relazione) i modi in cui si interrompono – a livello verbale e corporeo – i percorsi che vanno da noi all’altro e dall’altro verso noi. L’attenzione olistica all’intenzionalità relazionale, all’intercorporeità, ai tempi e ai modi del contatto e del ritiro dal contatto fanno della Gestalt Therapy un modello terapeutico corporeo, esperienziale e relazionale applicabile al singolo, alla famiglia, al gruppo, all’organizzazione.
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