Alle Dipendenze affettive e Violenza di genere dedicheremo la prossima lezione del Corso di alta formazione in Psicopatologia gestaltica, con crediti ECM.
È ancora possibile partecipare come uditori.
Nei rapporti tra pari la violenza di genere costituisce un fenomeno allarmante che affonda le radici nella storia e ha origine in un tempo in cui i registri dell’esistenza, tra maschile e femminile, erano chiaramente e rigidamente definiti.
La violenza psicologica nelle relazioni di coppia è molto più frequente in stili relazionali dipendenti e si insinua nella insicurezza della persona: non sentirsi amati e rispettati è quasi una colpa di cui si è responsabili, che a volte fa dubitare la persona stessa di non essere abbastanza, di essere sbagliata. E si struttura nel tempo come una vera e propria dipendenza affettiva.
Spesso il controllo del partner è mantenuto grazie anche al progressivo isolamento della vittima: una vittima che non lavora, non ha una vita sociale autonoma, non mantiene rapporti con la sua famiglia d’origine e resta completamente dipendente dal partner/compagno.
L’isolamento è al contempo causa e conseguenza dei maltrattamenti: rendere l’altro insicuro e isolato con la sensazione di sentirsi prigioniere è ricorrente.
Il bisogno di avere un controllo sull’altro, di intimorirlo, di sottometterlo viene esercitato con prepotenza mascherando forza e potere che in realtà il maltrattante sente di non avere.
Alla luce dei profondi cambiamenti socio-culturali che hanno contrassegnato la postmodernità, la violenza di genere e in genere oggi assume una valenza ancora più importante: diventa icona dell’intolleranza per le diverse forme di espressione delle differenze.
La problematica della violenza, in tutte le sue forme, non può essere confinata solo ad una dimensione individuale o di coppia, ma necessita di essere rinviata ad un sistema più ampio, quello delle relazioni sociali.
Oggi è necessario un cambiamento, a livello sociale e culturale, che favorisca un’evoluzione delle relazioni, fondate sul riconoscimento della persona e sul rispetto dell’altro e delle molteplici differenze.
Le differenze non implicano nessun significato valoriale o gerarchico non implicano in alcun modo sudditanza o superiorità, al contrario la soggettività di ognuno è piena se si esprime di fronte all’altro diverso da me.
La strada è ancora lunga. Parliamo di un fenomeno complesso e sfaccettato che necessita una approfondita riflessione non solo possibile ma necessaria, per non dimenticare chi proprio per questo… non c’è più.