Gli anni trascorsi insieme, gli incontri e le intuizioni: superata la soglia dei quarant’anni di attività per il nostro Istituto e dei settant’anni di storia per la Gestalt Therapy, abbiamo voluto ripercorrerne il percorso e l’evoluzioni con due numeri speciali (il 9 e il 10) della nostra rivista annuale.
Ecco di seguito un estratto dall’articolo del direttore dell’Istituto Giovanni Salonia, “40 anni di Gestalt”.
A livello organizzativo, l’iniziativa più audace dell’Istituto fu certamente il Primo Convegno di Gestalt Italiano. Invitammo come ospite d’onore Isadore From e come partecipanti i gestaltisti che allora operavano in Italia (Donadio, Festa, Franta, Giusti, Lorusso, Simmons). Fu un Convegno vivace. Da From apprendemmo la differenza qualitativa tra tecniche gestaltiche e Terapia della Gestalt, anche se non ne afferrammo lo spessore e le implicazioni. From fu contestato in quanto rappresentante della Gestalt della Testa ed emerse la frattura storica tra la Gestalt di New York di From e quella della California di Simmons, la Gestalt delle Viscere. Anche le differenze e i conflitti tra gestaltisti italiani resero vivace il Convegno.
Pubblicammo sul primo numero della Rivista Quaderni di Gestalt (QdG) tutti i contributi di questo Primo Convegno di GT.
Seguirono molti convegni in cui facemmo in modo che i Polster fossero conosciuti da colleghi di ogni formazione. Presentammo la GT in molte Università: ci sentivamo ‘missionari’ di un modello che ci affascinava a livello ermeneutico e clinico.
Iniziavamo anche a proporre nostre innovazioni e applicazioni. Un’idea di fondo che cominciavo a diffondere fu il macro-concetto di Modello Relazionale di Base: dai miei lunghi anni di insegna- mento di Psicologia Sociale avevo intuito che i cambiamenti dei e nei modelli di psicoterapia sono variabili dipendenti dal contesto socio-culturale, per cui si instaura un Modello Relazionale Noi (ti- pico delle appartenenze generate dalla paura) o un Modello Relazionale Io (tipico dei contesti di «pace pragmatica»). La terapia, quando si è dentro un Noi fusionale da paura, si concentra nella spinta al differenziarsi, quando invece si vive un contesto in cui emerge come prioritaria la soggettività, assume il compito di favorire la crescita della competenza al contatto.
[G. Salonia, “40 anni di Gestalt”, Rivista GTK 9, 2023]